La notizia riportata dai portali RSI News e Libera TV che riferisce di una coppia di genitori affidatari del Mendrisiotto a processo per maltrattamenti ai danni di una bambina e con loro, il tutore e un assistente sociale dell’UAP, dovrebbe portarci a riflettere su come possano accadere simili situazioni e su chi, oltre ai chiamati alla sbarra, potrebbero essere riversate ulteriori responsabilità. Vale a dire sull’ARP ed anche, eventualmente, sulla Camera di protezione del giudice unico Franco Lardelli.
Purtroppo casi di malfunzionamento di questi organismi che dovrebbero, in teoria, tutelare le persone, minori e adulti, sono molti ma grazie all’omertà dettata dalla paura di ritorsione solo raramente vengono alla luce, e questa è la loro forza.
Le ARP si permettono di essere sopra le leggi protetti dal giudice unico Franco Lardelli, quale seconda istanza prima del TF, persona di parte.
Recentemente sono venuto a conoscenza di un caso, nel quale l’ARP 3 di Breganzona. Dopo il decesso di un anziano sotto curatela, nella persona del delegato comunale Andrea Chiaruttini, si vieta al curatore di consegnare agli eredi legittimi i documenti per procedere alle prime formalità post mortem quali disdette di contratti, annunci del decesso ad assicurazioni, AVS, cassa pensione e altro.
Tutto ciò malgrado il Codice Civile Svizzero indichi chiaramente che dopo il decesso la curatela decade e con essa anche il mandato di curatore (art. 399 e 421), non si capisce perché questo chiaro ostruzionismo.
Per l’anziano in questione, almeno dagli scritti in nostro possesso, risulterebbe che l’ARP di Breganzona abbia nominato una “Curatrice sanitaria”, tipologia non prevista da alcun articolo del CCS, a meno che lo scrivente e l’ARP 3 non abbiano a disposizione due versioni del medesimo.
Da notarsi che l’anziano in questione, ridotto su una sedia a rotelle, risiedeva da circa quattro anni in una struttura per anziani ma, l’ARP 3, ha lasciato che alla veneranda età di 94 anni questi andasse ad abitare in un monolocale con badanti e quant’altro.
Ciò malgrado ci fossero stati ben due episodi di polmonite dovuta a broncoaspirazione. Dopo sei mesi, infatti, a causa di tali problemi è deceduto.
Come disse Andreotti “A pensar male è peccato ma spesso ci si azzecca”.
Gli eredi hanno chiesto lumi alla presidente Dolci dell’ARP 3 ma sicuramente, com’è uso di questa gente, non riceveranno alcuna risposta.
Affaire a suivre