Aggiornamento del 21.02.2018, ore 15:00
Uno studio legale di Chiasso ci ha contattati chiedendo di rimuovere i file audio che abbiamo inserito originariamente in questo articolo.
Abbiamo acconsentito, nonostante la pubblicazione dell’audio fosse pre-autorizzata in forma scritta, nell’esclusivo interesse dei minori, per il quale peraltro ci battiamo. Tuttavia consigliamo la lettura dell’articolo anche senza i contributi audio.
Un tredicenne presso l’Istituto Von Mentlen di Bellinzona è stato picchiato da un educatore del centro. Il bambino chiama il padre, chiedendo di andarlo a prendere.
StopARP ha potuto ascoltare la registrazione della telefonata, da cui sono emersi particolari che pongono più di un dubbio. Nello specifico facciamo riferimento al momento in cui, durante la telefonata, il padre del minore scambia due parole con un amico di quest’ultimo che ha assistito all’episodio di violenza.
Quando gli viene chiesto se viene trattato bene o anche lui ha subito episodi di violenza, il ragazzo lascia intuire che il trattamento potrebbe essere migliore, anche perché in passato è stato malmenato da un educatore che nel frattempo è stato licenziato. In tempi più recenti però, continua il giovane, è stato nuovamente aggredito ma qualcuno gli ha spiegato che, nel caso specifico, si è trattato di legittima difesa.
StopARP si auspica che la Procuratrice Pubblica Chiara Borelli, a cui i contributi audio sono stati certamente consegnati, voglia fare chiarezza anche su questo episodio.
Il papà mantiene la calma e chiede di parlare con l’educatore che ha picchiato suo figlio, preventivamente avvertito che il colloquio sarebbe stato registrato.
L’educatore ammette di avere picchiato il bambino, sostenendo che questo avrebbe minacciato di morte la sua famiglia.
C’è da chiedersi quanto un adulto possa cedere alle minacce di un bambino e, nel contesto generale, c’è da chiedersi quanto questo educatore sia in grado di fare il padre e di prendersi cura dei figli altrui. In questo frangente poi non ci stupiremmo se l’educatore avesse inventato una frottola: bugie, mezzucci e mezze verità non sono del tutto nuove negli ambiti della socialità e delle ARP.
Il padre del minore picchiato sostiene che, visto l’accaduto, l’educatore non sia all’altezza del suo compito. Quest’ultimo asserisce di avere esperienza, essendo al settimo anno di attività.
Tio riporta che i ragazzi ed educatori erano ospiti temporanei, provenienti da Casa Stralisco di Malvaglia, chiusa a fine gennaio in seguito a un’inchiesta per altri casi di abuso.
Il ragazzo si trova in istituto per decisione presa dall’ARP 1 di Chiasso e, nonostante i tentativi del padre e dei suoi legali, ogni richiesta per farlo ritornare a casa è rimasta lettera morta.
Dalle pagine di questo sito chiediamo all’onorevole Norman Gobbi (direttore del dipartimento delle Istituzioni) e all’onorevole Paolo Beltraminelli (direttore del beltradipartimento della Sanità e della Socialità) di volere informarsi per vie di servizio e riferire al popolo ticinese su cosa sia successo e come le autorità preposte hanno deciso di intervenire.
Altra lettera morta.