(Fto: pixabay.com / softcodex)

Abbiamo già parlato dell’anziano sotto curatela deceduto e della resistenza fatta dall’ARP 3 di Lugano al momento di consegnare agli eredi tutta la documentazione del caso.

In breve: l’ARP 3 di Lugano decide di trovare un appartamento a un anziano ricoverato in una casa di riposo. Non basta l’appartamento, ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, per questo motivo vengono assunte due badanti, una fissa e l’altra da un’agenzia, in più l’anziano può contare su una visita mattutina di un’infermiera ed una serale di un’assistente di cura di uno spitex.

Il Codice civile, libro che i membri delle ARP dovrebbero conoscere a memoria, all’articolo 399 disciplina la fine di una curatela, che decade con la morte del curatelato. Nonostante ciò a Lugano hanno deciso di ignorare le richieste degli eredi i quali, di fatto, volevano accedere alla documentazione necessaria per disdire i contratti di lavoro delle badanti, il contratto di locazione, le utenze e compiere tutte le trafile burocratiche che vanno assolte quando qualcuno viene a mancare.

Gli eredi si sono rivolti all’ARP 3 di Lugano, incontrando la stessa resistenza e mancanza di collaborazione riservate loro dalla curatrice Sofia Ferrari, che ha però dato l’impressione di non agire in prima persona.

Passano i giorni e gli eredi cominciano a unire i puntini, ricostruendo se non altro la situazione lavorativa delle due badanti. Qui il dettaglio:

Quando l’anziano era in casa di riposo

Gli era stata affiancata una badante con la qualifica di “ausiliaria di cura” anche se, a tutt’oggi, è stato impossibile verificare quanto questa persona fosse qualificata. La sua retribuzione era di 3.800 franchi svizzeri a cui si aggiungevano le indennità domenicali e festive.

Da luglio 2017

La stessa badante ha seguito l’anziano quando l’ARP 3 ha deciso che potesse vivere in un appartamento per conto suo. Il suo stipendio è cresciuto fino a 6.000 franchi lordi al mese, riconoscendole inoltre vitto, alloggio, tredicesima, indennità per i giorni festivi e per gli straordinari. Tutto questo per 3 giorni e 4 notti di lavoro la settimana. (84 ore così come rendicontate dalla curatrice)

Per garantire all’anziano un’assistenza 24 ore su 24 è stata assunta una seconda badante per 4 giorni e 3 notti la settimana, con una retribuzione di circa 350 franchi al giorno, ossia circa 6.300 franchi lordi al mese.

Facciamo due conti

Per la prima delle due badanti l’anziano spendeva 7.650 franchi al mese (6.000 franchi di stipendio, 660 oneri sociali, 990 vitto e alloggio). Per la seconda badante circa 6.300 franchi al mese. A questi importi vanno sommati l’affitto, le indennità per i festivi riconosciuti alle badanti, le utenze domestiche e altre spese minori, per un totale di circa 16.000 franchi al mese.

L’ARP 3, decidendo di collocarlo in un appartamento, ha di fatto deciso di disporre di 210mila franchi dell’anziano. Lasciarlo nella casa di cura in cui era ricoverato sarebbe costato circa 70mila franchi.

Chi ha avvallato la decisione?

Sarebbe stato l’anziano stesso a firmare la decisione dell’ARP 3 di Lugano (la curatrice cosa stava facendo?), nonostante nel 2010 e nel 2013 la clicnica Moncucco di Lugano avesse già segnalato che l’anziano non fosse del tutto in grado di intendere e volere in modo autonomo.

In passato, anche se in situazioni e in ambiti diversi, le ARP hanno già dimostrato di essere piuttosto disinvolte nel rispettare la legge e nell’accedere ai soldi altrui.

Conclusioni

Sono solo soldi? E se fossero i vostri?

Perché la curatrice non ha firmato la decisione dell’ARP 3 relativa al collocamento dell’anziano in un appartamento? Non fa parte del suo ruolo? Risulta davvero poco attendibile l’idea secondo cui sembra che abbia preferito non assumersi responsabilità? E, allora, per cosa viene pagata?

Perché l’ARP 3 e la curatrice si mostrano poco collaborativi nel dare agli eredi la documentazione a cui hanno diritto, lasciando intendere di dovere fare delle verifiche (quali?) che, peraltro, neppure sono di loro competenza dal momento che, con il decesso dell’anziano, la curatela ha avuto fine?

Perché la Camera di Protezione del Tribunale d’Appello – ovvero l’organo che sovraintende all’operato delle ARP – non si è fatta le stesse domande?

Perché il Dipartimento delle Istituzioni non vuole mettere mano nel disastro delle ARP?

Perché i cittadini, anche quelli non coinvolti, non chiedono spiegazioni ai Comuni e al Cantone? Aspettano forse di finire nelle maglie delle ARP per poi lamentarsene?

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