L’Associazione StopARP si dichiara profondamente turbata dalle dichiarazioni fatte dal giudice Franco Lardelli, presidente della Camera di Protezione del Tribunale d’Appello (CPTA) del Cantone Ticino, organo che supervisiona le decisioni prese dalle 16 Autorità Regionali di Protezione (ARP).
Questa intervista è stata rilasciata dal giudice il 16 gennaio 2017 (ne abbiamo parlato qui) e, nell’arco di 24 ore, ha espressamente impedito al reporter di renderla pubblica. Invitiamo il lettore a una prima riflessione. Il giudice Lardelli è persino impettito nel dare il proprio contributo (il video originale e completo, di un’ora e 44 secondi, verrà pubblicato durante le prossime settimane), salvo poi diventare intollerante alle domande fattegli. Ciò che non ha gradito viene ricostruito nei video che seguono (estratti dall’intervista nella sua interezza), insieme alle gravi lacune del sistema della protezione dei minori e degli adulti.
Come vengono gestiti gli abusi su minori
Cominciamo con quello che, nello svolgimento cronologico dell’intervista, è il 4° dei 5 video che abbiamo tagliato, per dare senso al lettore (ai politici, al Consiglio della magistratura e a chiunque altro decidesse di attivarsi per porre fine a questi scempi) di come le Autorità Regionali di Protezione e la Camera di Protezione del Tribunale d’Appello gestiscono i casi, anche quelli delicati. Il reporter chiede al giudice se è necessario che, in un caso di pedofilia, le perizie del caso vengano affidate a uno psichiatra o sia sufficiente una figura professionale di diversa caratura. Il giudice, oltre a ribadire la necessità dell’intervento di uno psichiatra, conferma che nel caso in cui un’ARP o un’autorità preposta si avvalesse della collaborazione di uno psicologo la Camera dovrebbe intervenire prontamente. Inutile dire che il reporter è al corrente che, almeno in un caso specifico, l’ARP ha agito diversamente e la Camera di Protezione ha avallato la scelta di un professionista inadeguato.
La tutela dei minori e la gestione degli incarti
L’Associazione StopARP ha ora le prove di quella che era un’impressione diffusa e sentita da molti. Non vogliamo intervenire con parole supplementari, perché il giudice fa tutto da sé. Tuttavia vogliamo porre l’attenzione su due aspetti: quello che riguarda le perizie di parte (passaggio non presente nel video che segue) al cui proposito il giudice garantisce un peso che poi non viene corrisposto e, relativamente a questo video, lamentiamo con fermezza l’ipotesi di Lardelli, che scarica parte dei problemi sulla società. Non che questa sia esente da svarioni, ma la Cpta è chiamata a pronunciarsi sui problemi causati e spesso ingigantiti dalle ARP, che dichiara genitori inabili basandosi su fatti contestabili e soggettivi, ascoltando una sola parte in causa o affidandosi a perizie che tutto sono tranne documenti scientifici. Se per il lettore queste sono accuse gravi, allora invitiamo le autorità a fare il necessario per dimostrare in aula che stiamo dicendo cose non corrispondenti al vero. Siamo oltre la vergogna. Ben oltre.
Il ruolo della Camera di Protezione (CPTA) e il conflitto che rappresenta
Lardelli spiega che la CPTA agisce su due fronti. Su quello giuridico e su quello amministrativo. Lui però presiede entrambe le ali, quindi cosa garantisce al cittadino che approvare una decisione di un’ARP non leda almeno una delle due aree? La sua onestà, certo, nessuno la sta mettendo in dubbio. Sulle sue capacità, però, qualche dubbio lo solleva da sé. Motivo per il quale, durante i prossimi giorni l’Associazione StopARP si rivolgerà al Consiglio della Magistratura per ottenere risposte e considerazioni che saranno ritenute vincolanti e che permetteranno, rendendole pubbliche, di dare ai cittadini ulteriori strumenti affinché ognuno giunga alle proprie conclusioni.
Inoltre – e questo è imperdonabile – allorquando un cittadino si rivolge alla CPTA gli viene chiesto di anticipare diverse centinaia di franchi di spese, un limite economico che rappresenta un ostacolo per molti e, benché l’anticipo delle spese non sia certamente una responsabilità del giudice Lardelli, fare finta che questo esborso non ponga un freno al numero dei ricorrenti non lo assolve.
Al minuto 4:00 il giudice sostiene che la qualità delle decisioni delle ARP risente della scarsa forza lavoro. Ci si chiede, come sostiene egli stesso, se non faccia parte dei suoi compiti correggere il tiro, non limitandosi a chiedere alla politica maggiori investimenti. Nonostante ciò continua a sostenere che 229 ricorsi (nel 2016) a fronte delle 8mila decisioni assunte dalle 16 ARP (500 ognuna) sia un numero relativamente basso (minuto 6:55), senza prendere in considerazione che molti ricorsi non arrivino alla Camera che presiede.
Lo stress e il cuore (ecco cosa ci vuole per farvi portare via i figli)
Lardelli conferma il sovraccarico di lavoro e conferma anche di avere sollecitato l’autorità politica affinché alle ARP vengano assegnate più risorse umane. Le decisioni che deve prendere, continua il giudice, gli fanno male al cuore. Più avanti vedremo che forse non è sempre così.
Qui il giudice chiarisce quali sono i parametri secondo cui un bambino può essere tolto ai propri genitori, anche se non si tratta di un provvedimento per forza di cose definitivo.
Ciò non spiega perché i casi di mobbing genitoriale che nuocciono gravemente alla salute dei minori non vengono mai identificati dalle ARP e dietro volere del genitore affidatario, il genitore non affidatario viene escluso dalla vita dei minori. I casi di disagio dei minori vengono rilevati solo da rapporti medici che sono per lo più redatti al riparo dai principi scientifici o da maestri e professori, che rilevano nei comportamenti dei bambini dei problemi su cui poi le ARP decideranno. Non è necessario continuare: se vostro figlio è iperattivo o fa il discolo, siete a rischio.
L’affermazione secondo cui non basterebbe una casa in disordine per dare il via a procedure dolorosissime non è perfetta, giacché alla nostra Associazione risulta che persino la Polizia ha segnalato a un’ARP casi di abitazioni perfettibili, lasciando sottintendere che gli abitanti vivessero condizioni di forte disagio. Vero che il caso è ancora in essere e per il momento non c’è stato nessun affidamento coatto, resta però il fatto che si tratta di una “verità perfettibile”. Qui il riferimento all’appartamento di Pregassona in cui l’immondizia regnava sovrana e nel quale vivevano 3 minori dimostra quanto le ARP possano essere bacchettone.
Minuto 3:30, vale l’atteggiamento del bambino. Ascoltate e entrate in uno stato di terrore indotto.
Lardelli sostiene che gli specialisti (psicologi e psichiatri) vengono scelti dalle ARP ma la famiglia o i singoli possono sottoporsi a contro-perizia. Nella nostra esperienza queste contro-perizie non vengono però prese in considerazione, si tratta solo di tempo e denaro perso. I periti, dice Lardelli, possono sbagliare. Sono altre le costatazioni che vengono usate a corredo, come ad esempio i comportamenti dei genitori.
L’esempio che fa il giudice è ovviamente estremo e, ne siamo certi, si è verificato. Alle ARP però basta che un genitore scriva di volere ricorrere agli strumenti legali per ottenere soddisfazione per ritenere che sia minaccioso. Questione di interpretazioni. Quindi state alla larga dalle ARP perché potrebbero interpretare in modo non corretto.
Minuto 5:50. Gli esperti (psicologi e psichiatri) sono scelti dalle ARP e i cittadini possono procedere con una contro-perizia. Non abbiamo notizie relative a una contro-perizia che sia stata accolta. Al contrario, l’ARP valida perizie fatte al telefono e non dà retta alcuna a perizie fatte secondo crismi scientifici, quindi con dei test riconosciuti e somministrati lungo un percorso fatto di più colloqui. “Perizie fatte al telefono” è un abuso totale, non c’è scusante, tanto più che le ARP non vi pongono neppure rimedio.
Quanto invece il giudice riporta a partire dal sesto minuto è condivisibile, ma i cittadini si attendono anche di non essere insultati dalle ARP né dalla CPTA (e di insulti, calunnie, risate in faccia e scherni, abbiamo documentazione a iosa).
La parte che segue, con il terzo video, è sconsigliata a un pubblico ipersensibile. Si parla di abusi sessuali sui minori.
Genitori molestatori
Il riferimento è (ovviamente) solo alle violenze fisiche e sessuali. Ancora una volta la sindrome di alienazione parentale (PAS) o il mobbing genitoriale, per le autorità, non sono molestie e, al contrario di quanto dice una nutrita letteratura scientifica, non lasciano segni indelebili sui minori. Ci attendiamo che sia il giudice Lardelli a rendere attente le ARP su questi temi. E questo significa che non è l’uomo giusto al momento giusto.
L’Autorità in ogni caso deve intervenire “prudenzialmente“, quindi ancora prima di avere la certezza si isola il genitore accusato. Siamo tutti in balìa di scriteriati. Scriteriati i genitori che usano certi mezzi, laddove le accuse siano ovviamente false, scriteriato chi corre a mettere paletti laddove non c’è bisogno. E non c’è notizia di false accuse che si sono ritorte contro gli accusatori. Motivo in più per stare lontano dalle ARP.
I casi di violenza su minori sono orrori e se ne fa carico il comparto penale. Le ARP si adeguano ma spesso male. Sentite cosa dice il giudice al minuto 3:40 circa, sulla madre della minore violentata dal padre. Le ARP non sanno distinguere, non incrociano i fatti, non riescono a collegare tra di loro i singoli episodi. Quando fate ricorso a un’ARP, affidate alle mani di questi signori il vostro futuro. Indagini superficiali portano a conclusioni parziali e spesso raffazzonate. Queste sono le ARP.
Franco Lardelli sostiene che, in caso di abusi sessuali, i minori vengono isolati soltanto dal genitore abusante, al netto ovviamente di eventuali collaborazioni e omertà materne, sulle quali non ci vogliamo soffermare perché non è il caso sul quale il giudice verrà stimolato a rispondere, ricordando così un episodio e recuperando l’amnesia che lo ha portato a dire di non conoscere casi in Ticino un cui un minore abusato viene allontanato da entrambi i genitori, come sostiene dal minuto 4:33 a seguire.
Il giudice sostiene che la CPTA non è a conoscenza di casi simili, motivo per cui bisognerebbe chiedere all’Autorità di Protezione. Una palese menzogna e ci si chiede quanto un giudice sia autorizzato a mentire. Avrebbe potuto dire di non volere rispondere, ha scelto la menzogna.
In tutto questo scempio rientrano le autorità che sottostanno al dipartimento delle Istituzioni diretto dall’onorevole Norman Gobbi e quelle che dipendono dal dipartimento della Sanità e della socialità, in mano all’onorevole Paolo Beltraminelli. Entrambi tacciono, come se la vita di centinaia di cittadini non fosse importante, come se non fossero problemi che sono chiamati a risolvere.
Un’ultima considerazione
Il lettore ricorderà quando, a febbraio del 2017, uno dei tanti webeti aveva pensato che fosse intelligente fare battute di pessimo gusto sulle figlie dell’onorevole Beltraminelli il quale, giustamente adirato, ha replicato che “la famiglia non si tocca!“. Ma questo non vale solo per la sua famiglia, vale per la famiglia di chiunque. Ma appare ovvio, per le ARP, per la politica e per la stessa Cpta la legge è a geometria variabile.
StopARP non fa politica, né vuole farla. Nel 2019 si rinnoveranno il legislativo e l’esecutivo. Sarebbe opportuno che ognuno di noi decidesse con i propri mezzi se vale la pena dare fiducia a individui e partiti che prendono a calci la dignità dei cittadini.