Immaginate di andare dal meccanico, perché la vostra auto ha i freni un po’ lenti. Il meccanico si mette al lavoro, non prima di avervi chiesto un acconto di 400 franchi, e la sera vi richiama, chiedendovi di passare a prendere il veicolo. “Tutto apposto”, vi dice.
Vi rimpossessate dell’automobile e dopo 3 chilometri i freni non funzionano più, andate a cozzare contro un muro (non vi fate male, per carità), ma i danni ammontano a 28mila franchi.
Pagate il dovuto, certamente non con il sorriso, e dimenticate l’episodio.
Una sera tornate a casa dal lavoro, aprite la buca delle lettere e… sorpresa, trovate la fattura del meccanico di 500 franchi, 100 dei quali per spese non meglio identificate.
Da persone ragionevoli, dopo avere smaltito quel misto di “stupore e rabbia”, parlate con il meccanico. A questo punto si aprono due possibilità: o cede, ammette che la fattura è fuori luogo ,oppure insiste per ottenerne il saldo. In questo caso, volendo, potreste anche rivolgervi a un avvocato il quale, esaurite le classiche prese di contatto per risolvere la situazione pacificamente, non ottenendo soddisfazione, può anche consigliarvi di adire un tribunale, intentando una causa che ci sono buone possibilità vinciate.
Cosa succede quando le istituzioni sbagliano
Un cittadino ha contestato presso la Camera di Protezione del Tribunale d’Appello (CPTA) una decisione presa dall’Autorità Regionale di Protezione 3 (ARP 3) di Lugano. Il presidente della CPTA, giudice Franco Lardelli (sulla cui adeguatezza abbiamo già parlato qui e qui), ha commesso un errore tanto grossolano da alimentare i dubbi che l’Associazione StopARP già nutre.
Il cittadino si rivolge quindi al Tribunale federale, pagando circa 28mila franchi tra spese legali e di giustizia, ottenendo ragione.
La CPTA decide quindi di “punire” il cittadino che ha osato non accontentarsi della decisione erronea del giudice Lardelli e gli invia una fattura di 500 franchi per spese legali, 100 dei quali per spese non meglio identificate.
Cosa ci insegna tutto questo
C’è un apparato, la CPTA, che deve correggere le decisioni delle ARP laddove ce ne fosse bisogno e che deve supervisionare il lavoro di queste ultime. Al contrario di quanto ci si possa attendere, la CPTA commette errori grossolani, andando a mettere in dubbio i valori cardine di uno stato di diritto e quelli della democrazia. Le ricadute di questo pressapochismo vessano due volte il cittadino che, da un lato, deve subire torti arbitrari e, dall’altro lato, deve pagarne il prezzo finanziario, aprendo il portafogli.
Una situazione paradossale, degna di paesi che nel nostro immaginario sono lontani migliaia di chilometri e che, invece, è una situazione che si verifica in Svizzera.
Le ARP si muovono in totale libertà con spregio dei cittadini che cerca di imbonire al posto di servire e, l’istituzione a cui spetta il compito di impedire che ciò avvenga, si comporta in modo parziale e punitivo, sponsorizzando così in modo tacito l‘ambiente punitivo creato dalle ARP che si scagliano contro chi mette in discussione le decisioni prese, sotterrando così ogni speranza di democrazia e di rispetto del diritto dei singoli cittadini.
Le reazioni del mondo della politica e di quello istituzionale non ci sono. Zero assoluto, come se il problema non esistesse e fosse solo nella fantasia, malata, di chi lo denuncia pubblicamente.