Il 5 novembre del 2018 la Camera di protezione del tribunale d’appello ha imposto all’Autorità Regionale di Protezione 3 (ARP 3) di Lugano di versare a una signora (che qui chiameremo signora Ferri, nome di fantasia), a titolo di ripetibili, 300 franchi svizzeri. Responsabile del versamento, come da regolamenti e leggi, è il Comune di Lugano.
L’Associazione StopARP, che si batte contro i soprusi compiuti dalle ARP, ne aveva parlato sul proprio blog con un post che, nel frattempo, come potete leggere dalle richieste del Comune di Lugano, è stato rimosso. Nel frattempo, facendo una rapida ricerca su archive.is, abbiamo scoperto che qualcuno, in tempi non sospetti, ha archiviato il post probabilmente per uso personale.
Passano i mesi e dei soldi neppure l’ombra. La signora Ferri si attiene al diritto e invia tutti i solleciti necessari, senza ottenere risposta fino a quando, a marzo del 2019 spicca un precetto esecutivo al quale il Comune di Lugano fa opposizione e, soltanto il 15 maggio, la signora Ferri ha ricevuto copia delle motivazioni. Di fatto i soldi le sono stati versati l’8 febbraio del 2019. Il Comune di Lugano ha quindi ragione. La signora Ferri, causa una svista, non si è accorta di avere ricevuto il dovuto e ha quindi proseguito il classico iter per ottenere soddisfazione.
La ragione diventa torto
La signora Ferri ha inviato dei solleciti. Nessuno al Comune ha avuto il buon senso (educazione? senso del dovere? senso di servizio alla cittadinanza?) di dirle che il pagamento era stato effettuato. Nessuno ha speso 5 minuti del proprio tempo, salvo poi impiegare ore a scrivere l’istanza di rigetto del precetto esecutivo, con pessimo impiego delle risorse pubbliche. Inefficienza totale che, ci chiediamo, sia confinata al solo ufficio competente oppure aleggi qua e là in tutta l’amministrazione cittadina.
La richiesta di rimozione del post
Con la solita minaccia di azioni in merito, il Comune ha richiesto la rimozione del post dal sito dell’Associazione StopARP (non la correzione, la rimozione). Un’amministrazione pubblica che lavora tanto male (3 mesi per dare seguito alla decisione di un’autorità non è un tempo accettabile) avrebbe trasmesso un’immagine migliore chiedendo di rettificare l’articolo, nel quale non è riportata peraltro una sola parola non vera: si racconta che una cittadina, per avere del denaro che le spettava, ha dovuto fare un precetto esecutivo alla Città di Lugano.
Disorganizzazione e boriosità
Il Comune di Lugano lavora male, non dà risposte ai cittadini e, colto con le mani nella marmellata, minaccia di azioni legali chi ne parla pubblicamente. Immaginiamo che se un cittadino tardasse di 90 giorni a pagare una multa o le imposte, non subirebbe nessuna conseguenza, fossero anche interessi di mora. Nessun rispetto per il cittadino.
Che il sindaco Marco Borradori voglia spiegare ai suoi concittadini cosa è successo? (Siamo a sua disposizione).
Articolo pubblicato sul ilCronista del 25/05/2019.