Articolo apparso su ilCronista del 27/03/2021
Lo Stato la chiama riforma delle ARP, in realtà è il tentativo goffo di risolvere in modo altrettanto goffo una situazione drammatica creata negli anni con goffaggine e incapacità.
Ci siamo già concentrati sulla totale mancanza di etica della riforma, come se lo Stato avesse deciso di sotterrare in silenzio la polvere sotto il tappeto, così come abbiamo già parlato delle opinioni del presidente dell’Associazione StopARP Orlando De Maria, secondo il quale, la riforma delle ARP rischia di apportare pochi cambiamenti alla situazione attuale, che di certo non è né rosea né rispettosa dei cittadini e dei loro diritti.
La consultazione pubblica
La divisione della Giustizia che, ricordiamo, è sottoposta gerarchicamente al dipartimento delle Istituzioni, ha avviato una consultazione pubblica per permettere alle parti interessate di esporre il proprio punto di vista. Nella presa di posizione dell’Associazione StopARP vengono portate alla luce delle mancanze, palesi, che non stupiscono affatto poiché le ARP sono state create e gestiste in assenza di quella forma di intelligenza, di flessibilità e di apertura che le leggi, per loro natura, non sempre possono avere. Poiché la riforma è affidata a coloro che hanno assistito al progressivo disfacimento culturale, democratico e morale delle ARP senza muovere un dito, non ci si può ragionevolmente attendere che la riforma sortisca effetti positivi.
Gli autori della riforma hanno applicato un’intelligenza del secolo scorso per risolvere un problema di questo secolo. Hanno cercato di riparare un jet supersonico del 2021 con i pezzi di ricambio di uno Spitfire del 1936.
In conclusione
L’Associazione StopARP ha chiesto al governo di porre un veto alla riforma così come concepita, fornendo peraltro idee di miglioramento (a costo zero). Stando alle esperienze pregresse, felicissimi di dovere chiedere scusa se dovessimo sbagliare, presumiamo che lo Stato non risponderà alla presa di posizione di StopARP oppure dirà che, pure avendo preso buona nota delle osservazioni fatte, la riforma è già avviata e non c’è spazio per apportare modifiche. E questo sarebbe un atteggiamento che vanifica i principi di democrazia e la consultazione pubblica stessa, che cadrebbe di ogni suo contenuto.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti: che si tratti di emergenza sanitaria, di scuola, di interventi in favore dell’economia e del lavoro o di politica sociale (nel senso più ampio del termine), governo e parlamento hanno dimostrato di non essere all’altezza.
Questo il popolo ha voluto, questo il popolo ha ottenuto.